LA MESSAPICA RUDIAE
di Gianni Carluccio
* Testi e foto sono dell’Ing. Gianni Carluccio e ne è vietata la riproduzione senza il consenso dell’autore.
Posta a brevissima distanza sia da Cavallino che da Lupiae (Lecce), fu la patria di Quinto Ennio, padre della letteratura latina, che vi nacque nel 239 a.C., 30 anni dopo la conquista romana del Salento (il poeta morì a 70 anni, a Roma, nel 169 a.C.).
* Le immagini che seguono sono tratte da un depliant sulle Fortificazioni Messapiche, curato dall’Ing. Gianni Carluccio e dal Prof. Francesco D’Andria dell’Università del Salento (Congedo Editore, Galatina 1990).
Perfetto conoscitore del greco, del messapico e del latino, Ennio – che diceva di avere “tre cuori” e di essere la reincarnazione di Omero – giunto a Roma comincia a comporre tragedie, commedie e i 18 libri dei celebri Annales, nei quali per primo propose la Storia della città eterna.
«Nos sumus Romani, qui fuimus ante Rudini» dirà in un celebre verso, citato da Cicerone, che menziona anche l’epitaffio che si leggeva, sotto la statua del poeta, nel sepolcro degli Scipioni, sulla Via Appia a Roma: «Guardate o cittadini, del vecchio Ennio il sembiante: questi cantò le grandi gesta dei vostri padri. Nessuno mi onori di lacrime, né la mia morte compianga. Perché? Vivo vado volando sulle bocche degli uomini».
Perché il ritratto del cosiddetto “Pseudo-Seneca”, che propongo in questa immagine, potrebbe appartenere ad Ennio? Riporto, in sintesi, quanto sostenuto nella mia Conferenza “Quinto Ennio, nuove ricerche” del Dicembre 2011 (per altre immagini e resoconti giornalistici, vedi in questo stesso sito “Quinto Ennio, nuove ricerche”):
1. Il ritratto del cosiddetto “Pseudo-Seneca” non può essere Seneca, perché nel 1813 fu ritrovato a Roma il vero ritratto di Seneca (oggi conservato a Berlino).
2. Il ritratto rinvenuto nel 1780 presso il sepolcro degli Scipioni a Roma (ed ora conservato nei Musei Vaticani), inizialmente identificato con Ennio, non riguarda il poeta latino per i motivi che si possono leggere negli scritti che seguono.
3. Il cosiddetto “Pseudo-Seneca” potrebbe essere identificato con Ennio: lo sostiene, con convinzione e con varie considerazioni, l’autorevole studiosa tedesca Helga von Heintze, in un prezioso articolo pubblicato sul Bullettino dell’Istituto Archeologico Germanico nel 1975 e tradotto in italiano nel 1983 (di questa traduzione pubblichiamo brevi stralci).
Ad eccezione della voce relativa allo Pseudo-Seneca di Paolo Moreno (Enciclopedia dell’Arte Antica, Treccani 1996), che identifica il ritratto dello Pseudo-Seneca con Esopo, non conosco altri studi autorevoli sull’argomento, ed in attesa di eventuali ulteriori convincenti smentite…, propongo di cominciare ad identificare il “nostro” poeta con lo Pseudo-Seneca, che, a detta anche della von Heinze, di “messapico” e “salentino” sembra avere molto ….
Colgo l’occasione per pubblicare alcune “chicche” tratte dalla mia Conferenza tenuta nel dicembre 2011 per conto dell’A.N.E.B. (Associazione Nazionale Educatori Benemeriti) e per l’A.N.C. (Associazione Nazionale Carabinieri, Gruppo Benemerite), con il patrocinio della Provincia di Lecce, quando intrattenni l’uditorio con ben 475 immagini !
Ing. Gianni Carluccio, Dicembre 2011.
Helga von Heintze (Bielsko 1919 – Roma 1996)
La Baronessa Helga von Heintze è stata un’archeologa classica di origine austro-tedesca, le cui ricerche hanno soprattutto interessato l’area del ritratto antico. Helga von Heintze è nata nella parte austriaca della Slesia, figlia dello storico e giornalista Carl Hoinkes; dal 1940 ha frequentato studi classici presso l’Università di Vienna; nel 1944 sposò a Vienna l’editore Lupo Freiherr von Heintze, caduto negli ultimi giorni della Seconda Guerra Mondiale in Baviera. In fuga Helga von Heintze si stabilì nella Germania del nord ed in queste circostanze perse il figlio, Andreas Wolf, di appena otto mesi ed anche il manoscritto della sua tesi. Presso l’Università di Amburgo, riprese gli studi e nel 1949 svolse un dottorato sull’Imago clipeata. Durante questo periodo, lavorò anche nei musei di Berlino, con inventari nel campo dell’arte. Tramite l’Università di Amburgo la Heintze viaggiò molto nel Mediterraneo. Dopo la guerra, nel 1951, tramite la DAAD (il servizio Tedesco per lo scambio Accademico), ebbe una borsa di studio che la portò a Roma, dove divenne assistente del Direttore del Dipartimento di Roma dell’Istituto Archeologico Germanico, Guido Kaschnitz e responsabile per le pubblicazioni della sezione romana dello stesso Dipartimento. Nel 1984 andò in pensione, continuando a lavorare fino alla sua morte avvenuta, dopo una lunga malattia, nel 1996.
Helga von Heintze era una specialista nel campo del ritratto antico, dal periodo classico alla tarda antichità; in questo campo ha elaborato numerose pubblicazioni, edite in tutto il mondo (tra l’altro, come rappresentante della “Scuola di Vienna” di archeologia classica, aveva anche una significativa conoscenza nel campo dell’archeologia della provincia romana). Per lungo tempo collaboratrice della “Helbig – Speier”, organizzò l’edizione di una guida delle collezioni d’arte antica di Roma, pubblicando il lavoro in quattro volumi, con 585 recensioni di ritratti greci e romani. Inoltre, ha tradotto diversi libri dall’italiano in tedesco. Letteratura di e su Helga von Heintze è reperibile nel catalogo della Biblioteca Nazionale Tedesca e nel Dizionario degli Storici dell’Arte.
(da wikipedia in lingua tedesca, trad. appr. in italiano di G.C.).
HELGA VON HEINTZE, “PSEUDO-SENECA = HESIOD ODER ENNIUS ?” (Taf. 39-40) in BULLETTINO DELL’ISTITUTO ARCHEOLOGICO GERMANICO. SEZIONE ROMANA. VOL. 82, – 1° Fascicolo, MAINZ AM RHEIN 1975, pp. 143-163.
(Traduzione in italiano di Lucia A. Scatozza Höricht, “Pseudo-Seneca: Esiodo o Ennio?”, in Villa dei Papiri, II suppl. a Cronache Ercolanesi, 13, Napoli 1983, pp. 51-63, figg. 1-3).
“Un frammento di rilievo, inaspettatamente apparso (Fig. 1), che ebbi occasione di vedere per breve tempo, sulla cui provenienza e sul cui attuale luogo di conservazione (New York ?) non mi è noto nulla, si rivela a prima vista di importanza talmente basilare per la soluzione del secolare problema dell’identificazione del tipo di ritratto antico detto lo Pseudo-Seneca, che vogliamo tentare l’illustrazione e identificazione della scena raffigurata, anche se, purtroppo, non possiamo riportare un’esatta descrizione dello stato di conservazione del frammento né le sue misure. Possiamo soltanto assicurare che esso è indubbiamente antico, che misura 70-75 cm di lunghezza, e 40-50 cm in altezza, che sul bordo non possiamo riconoscere resti di un’iscrizione, come potrebbe congetturarsi, ma semplici lesioni … (p. 51) … In questa figura potrebbe riconoscersi una Musa, senza che sia possibile darle un nome, dato che è priva di attributi. La frattura al lato destro del corpo potrebbe essere causata dall’avambraccio destro. La terza figura anch’essa femminile è riprodotta alla stessa altezza della seconda. … (p. 52) … La scena raffigurante poeta e Musa viene interpretata come ispirazione del poeta tramite la Musa. … (p. 57) … Da un canto, sul frammento potrebbe essere stato rappresentato l’incontro (non sicuro) di Ennio con le Muse sull’Elicona, nel corso del quale egli ricevette una corona e bevve dall’Ippocrene. Quest’ultima potrebbe riconoscersi nella piccola Ninfa, mentre il conferimento della corona potrebbe essere stato rappresentato sulla parte andata perduta del rilievo. La figura velata sarebbe allora da interpretarsi come Ispirazione. D’altro canto potrebbe essere stato rappresentato il sogno, nel qual caso la figura velata dovrebbe interpretarsi come ombra o anima di Omero. … Ennio inizia il proemio del I libro degli Annali con l’invocazione alle Muse ed il racconto del suo famoso sogno. Egli ripete l’invocazione alle Muse all’inizio del X libro … (p. 58) … Non vi è nulla che ci costringe a vedere nello Pseudo-Seneca un greco o un romano, come pensavano gli studiosi, che però nella maggior parte dei casi partivano dalla loro opinione preconcetta. Può altrettanto verosimilmente essere il ritratto di un Messapio di Rudiae in Calabria, della cui origine e vita sappiamo in verità poco, che però parlava tre lingue, greco, osco e latino, che nel 204 a.C. venne a Roma, ove fu accolto in circoli altolocati, che nella vecchiaia soffriva di gotta e che era un poeta rinomato, che compose le sue opere in lingua latina. In terzo luogo: per Ennio e contro Esiodo parla la circostanza che non una delle quasi 40 copie dello Pseudo-Seneca fu trovata in Grecia; la maggior parte fu rinvenuta su suolo italico, a Roma e dintorni, a Tuscolo, Pompei, Ercolano, Castellammare, Terracina e Siena; al di fuori dell’Italia, una copia nella Francia meridionale, una a Cartagine ed una ad Alessandria. Deve dunque trattarsi di un poeta che era più famoso nella parte occidentale del mediterraneo che in quella orientale, e la cui memoria si mantenne attraverso il periodo imperiale, al quale si datano le copie, la qualcosa vale senz’altro per Ennio. In quarto luogo: a favore di Ennio e contro Esiodo parla il luogo di rinvenimento delle copie ad Alessandria e nel Museo Nazionale del Bardo a Tunisi. E’ senz’altro spiegabile che si trovasse ad Alessandria il ritratto di un poeta ellenistico del mondo occidentale … (p. 59) … seguace della dottrina epicurea, dato che vennero alla luce diversi piccoli busti che rappresentano Epicuro, Metrodoro, Emarco e Zenone di Sidone. Due ulteriori copie dello Pseudo-Seneca di misura più ridotta furono trovate a Pompei in due case diverse assieme a ritratti di Epicuro e si trovano attualmente nel Museo Nazionale di Napoli. Non ci si aspetterebbe di vedere Esiodo in tale compagnia. Ennio, invece, come rappresentante dello spirito ellenistico, si armonizzerebbe senz’altro con essa, tanto più che egli apparteneva a Roma alla cerchia di amici di M. Fulvio Nobiliore … (p. 60)”.
Ricapitolando: la studiosa Helga von Heintze porta una serie di argomentazioni a favore dello Pseudo-Seneca = Ennio.
1. Conformità dello Pseudo-Seneca, interpretato come un ritratto contemporaneo, con il periodo in cui ha vissuto Ennio.
2. L’età e la caratterizzazione dello Pseudo-Seneca vanno bene per Ennio, un messapo di Rudiae che a tarda età ha sofferto di gotta (nulla ci costringe a vedere nello Pseudo-Seneca un greco o un romano…).
3. A favore di Ennio e contro Esiodo parla il fatto che non una delle circa 40 copie dello Pseudo-Seneca è stata trovata in Grecia. Al di fuori dell’Italia sono state ritrovate una copia nella Francia meridionale, una a Cartagine ed una ad Alessandria. Deve dunque trattarsi di un poeta che era più famoso nella parte occidentale del mediterraneo che in quella orientale, e la cui memoria si mantenne attraverso il periodo imperiale, al quale si datano le copie; la qualcosa vale senz’altro per Ennio.
4. A favore di Ennio e contro Esiodo parla il luogo di rinvenimento delle copie ad Alessandria e nel Museo Nazionale del Bardo a Tunisi. E’ senz’altro spiegabile che si trovasse ad Alessandria il ritratto di un poeta ellenistico del mondo occidentale; inoltre la copia del Museo di Tunisi proviene dal Teatro romano di Cartagine e ben si concilia con Ennio, che ha scritto un gran numero di tragedie.
5. La corona di edera presente nella copia del Museo delle Terme a Roma parla di un poeta, non di un drammatico, e quindi va bene per Ennio [inoltre, sempre nel Museo Naz. delle Terme di Roma, è conservato un erma senza testa con la scritta “Q. ENNIUS”, ritrovato ai primi del ‘900. N.d.R.].
6. Lo Pseudo-Seneca è rappresentato in due doppi-erma con Menandro e con Virgilio. Un Esiodo raffigurato assieme a Menandro non sarebbe molto comprensibile; va meglio Ennio e va benissimo inoltre Ennio con Virgilio.
7. Lo Pseudo-Seneca era un poeta vicino alla filosofia epicurea infatti la copia originale in bronzo è stata rinvenuta a Ercolano nel 1754, nella Villa dei Pisoni [Villa dei Papiri], il cui proprietario era un seguace della dottrina epicurea. Inoltre alcune copie dello Pseudo-Seneca sono state rinvenute in ambiente epicureo a Pompei. La presenza in quei contesti di Ennio, rappresentante dello spirito ellenistico, potrebbe soddisfare meglio rispetto a quella di di Esiodo, soprattutto ricordando che Ennio era amico di M. Fulvio Nobiliore, grazie al quale poteva incontrare i sostenitori della dottrina epicurea.
(Sintesi a cura dell’Ing. Gianni Carluccio, in occasione della sua Conferenza: “Quinto Ennio, nuove ricerche”, tenuta il 5 Dicembre 2011, presso la Sala della Pinacoteca Francescana di Villa “Fulgenzio della Monica” in Lecce).
La scena si svolge sul monte Parnaso, in Elicona, simbolo d’ispirazione poetica; sulla sin. in alto la sorgente Ippocrene, fuori quadro Pegaso, che l’avrebbe fatta zampillare. Il Monte Parnaso, che domina la città di Delfi, era particolarmente venerato durante l’antichità ed era consacrato al culto di Apollo e delle nove Muse. Nella tradizione classica, le due parti in cui il monte si biforca sono chiamate Cirra, sacra ad Apollo ed Elicona, sacra alle Muse. (Coll. Ing. Gianni Carluccio, copyright).
Rudiae, che fu definita da Strabone “città ellenica”, dopo la distruzione di Cavallino ebbe uno splendido periodo di fioritura, ma successivamente perse nettamente il proprio rilievo a favore della romana Lupiae.
L’iscrizione latina di età adrianea relativa a “M. Tuccius Augazo” ed al “Municipio di Rudiae”, rinvenuta nel 1785 nella patria di Quinto Ennio (fondo Anfiteatro o fondo Epitaffio) ed ora conservata presso il Palazzo Ducale di Monteroni (Lecce). L’iscrizione è stata recentemente studiata da parte del Prof. Pasquale Rosafio e presentata il 24 maggio 2012 presso l’open space di Palazzo Carafa a Lecce.
* Ringrazio per la foto l’amico Nicola De Paulis del Quotidiano di Lecce.
Il rinvenimento di una dozzina di magnifici ipogei (grandi tombe sotterranee a più vani, con porte in pietra, finemente decorate e dipinte) oltre alla scoperta di numerosissime tombe, con il conseguente recupero di interessanti corredi (databili a partire dal VI secolo a.C.) con splendidi oggetti in bronzo o vasi attici a figure rosse, attestano una notevole floridezza economica della città in età classica ed ellenistica e confermano gli stretti contatti con il mondo greco e addirittura la possibilità di una sua fondazione da parte di coloni greci.
Lungo la via che porta a S. Pietro in Lama, nel suggestivo contesto della cosiddetta valle della Cupa, ricca di splendide orchidee selvatiche, una campagna di scavo negli anni ’50 mise in luce un edificio a grossi blocchi squadrati (forse un luogo di culto), un ninfeo e due bellissimi ipogei, nei pressi di una strada basolata, di età ellenistica, molto ben conservata.
Tutti questi ritrovamenti costituiscono oggi un primo nucleo del costituendo parco archeologico (all’interno del quale recentemente è stato possibile includere anche il vicino anfiteatro di età repubblicana, che è in fase di scavo ad opera di un’équipe guidata dal prof. Francesco D’Andria dell’Università del Salento), non trascurando un recupero accurato dei numerosi ipogei messapici sparsi all’interno della città antica, che costituiscono un patrimonio unico da acquisire, tutelare e rendere fruibile, prima che sia troppo tardi.
Pianta e sezione dell’Ipogeo messapico illustrato dal giudice Luigi G. De Simone nel 1872 (da M. Bernardini, “La Rudiae Salentina”, Editrice Salentina, Lecce 1955). L’ipogeo è situato nel fondo “Pozzo o Fica” della Masseria Palombaro (la prima segnalazione si ebbe nel 1835 ad opera del ricercatore Cepolla).
L’amico Dott. Piero Bacca, giornalista de “La Gazzetta del Mezzogiorno” e profondo conoscitore dei luoghi, nel giorno del primo sopralluogo nei pressi dell’Ipogeo in compagnia dell’Ing. Gianni Carluccio, il giorno precedente alla Conferenza tenuta da quest’ultimo su Quinto Ennio (4.12.2012).
RUDIAE. Anfiteatro romano di età Repubblicana. Giornata inaugurale dopo gli scavi ad opera del prof. Francesco D’Andria dell’Università del Salento.
(foto Archivio Ing. Gianni Carluccio, 5 maggio 2011)
GRAZIE!
Proprio uno dei due ipogei presenti nell’area del parco è stato fatto oggetto negli ultimi anni di atti vandalici, che hanno portato alla distruzione di un’iscrizione messapica che sormontava la porta d’accesso; inoltre, lo stato di sorprendente abbandono ha portato alla completa distruzione delle pitture che lo abbellivano: si sono salvate soltanto due porte in pietra, finemente dipinte, in quanto furono recuperate dopo lo scavo ed inserite nella collezione del Museo Archeologico Provinciale di Lecce, dove si possono ammirare.
Un’ulteriore testimonianza della potenza del centro messapico è rappresentata dalla possente cinta muraria difensiva, lunga 4 Km e racchiudente al suo interno una superficie di ben 100 ettari. Il percorso delle mura, quasi interamente riconoscibile grazie all’aiuto delle fotografie aeree, é visibile sul terreno solo in alcuni tratti, nei quali si pre¬sentano costituite da un doppio paramento murario a grossi blocchi calcarei, squadrati e disposti di taglio, in filari regolari. Purtroppo, in tempi recenti, un lungo tratto, nel settore occidentale della città, è stato vandalicamente asportato.
Sono da segnalare, infine, i resti poco visibili della cosiddetta cinta interna(poco indagata e studiata), di una interessante torre semicircolare (e forse di un tratto del fossato), nei pressi di una porta della città nel settore di nord ovest, in direzione di Lupiae, oltre ai resti del collegamento viario con Cavallino (al centro del settore orientale delle fortificazioni), visibile per ora solo in foto aerea o studiando attentamente sul posto il diverso colore della vegetazione.
Ing. Gianni Carluccio
* articolo tratto da:
Gianni CARLUCCIO, Archeologia e Ambiente, in Salento Meraviglioso, Edizioni del Grifo, Lecce 2003, pp. 83-206, con illustrazioni.
Foto e testo sono dell’Ing. Gianni Carluccio e ne è vietata la riproduzione senza il consenso dell’autore.
COMMENTI
Pompeo Maritati il 10 febbraio 2012 alle 21:54 scrive:
Caro Gianni, come vedi il tuo sito sta diventando, giorno dopo giorno, un portale formativo ed informativo sul nostro straordinario patrimonio artistico.
I siti web sono degli ottimi veicoli informativi, però se sono privi di qualità e di seri contenuti, non servono a niente. Tu oggi con questo sito partecipi a “informare” tutti coloro che desiderano approfondire, per studio o curiosità, la conoscenza sulla nostra “Salentinità”
Gianni Carluccio il 11 febbraio 2012 alle 18:14 scrive:
Caro Pompeo,
grazie per i complimenti che provengono dal Presidente dell’Associazione Italo – Ellenica e quindi sono ancora più graditi (non tutti hanno come te la sensibilità di lasciare un messaggio scritto su questo sito, che fa sempre piacere e molti, vedrai, utilizzeranno il materiale senza nemmeno citare la fonte…).
I documenti da pubblicare sarebbero tanti, ma il tempo a mia disposizione da dedicare al sito (che grazie a te oggi esiste) è ancora poco. Comunque per Rudiae, che conosco da quando ero studente della Scuola media “Quinto Ennio” di Lecce, ho un debole particolare; ecco allora che la concomitanza di un Convegno presso una Sala del Palazzo Municipale di Lecce (organizzato dalla gloriosa Associazione “Vivere Lecce” e dalla IV Circoscrizione Rudiae-Ferovia il 10.2.2012) ed anche per far conoscere meglio Rudiae agli studenti del Liceo Classico Virgilio e del Liceo Scientifico Banzi di Lecce, che faranno da “ciceroni”, in occasione delle Giornate di Primavera del FAI (24 e 25 marzo 2012), ho deciso di tirare fuori dal mio Archivio un po’ di materiale interessante, perché molti continuano a parlare di Rudiae, ma pochi la conoscono veramente.
Come potrai renderti conto il depliant che presento inizialmente, curato dal sottoscritto e dal mio bravissimo “Maestro”, Prof. Francesco D’Andria, risale e ben 22 anni fa; nello stesso per la prima volta si fornivano alcuni dati significativi della città messapica, patria di Quinto Ennio (lunghezza delle mura, superficie racchiusa ecc.). Il resto del materiale è stato invece utilizzato per la mia affollatissima conferenza su Quinto Ennio, della quale si parla, peraltro, nell’ambito di questo stesso sito.
Un caro saluto, Gianni Carluccio
Romina il 23 maggio 2012 alle 13:28 scrive:
Caro Gianni, mi è capitato oggi di leggere in rete questa notizia e ho ricordato d’aver letto qui sul tuo sito cose interessanti su Rudiae. Eccomi qui a segnalartela:
http://www.telebrindisi.tv/news/?p=2791
Gianni Carluccio il 23 maggio 2012 alle 20:43 scrive:
Cara Romina,
ti ringrazio sempre per le tue preziose segnalazioni.
Sono a conoscenza dell’importante presentazione e domani, su invito del Prof. D’Andria, parteciperò all’incontro, anche se per me non sarà una novità…
Un abbraccio, Gianni
Nanni il 5 novembre 2013 alle 19:41 scrive:
complimenti per il sito …..peccato che gli stessi leccesi sappiano poco della vecchia Rudiae… vivo a Lecce da 3 anni ma sono pochissimi a sapere della meravigliosa storia messapica!!
G. Carluccio il 6 novembre 2013 alle 08:26 scrive:
Grazie Nanni,
hai perfettamente ragione. Lecce ha un tesoro nell’ambito del suo territorio comunale e spesso se ne dimentica. Lo avessero in Germania un patrimonio simile…
Grazie x i complimenti x il sito,
Gianni
KlohiZis il 1 febbraio 2014 alle 12:39 scrive:
Bellissima pagina, complimenti!
G. Carluccio il 1 febbraio 2014 alle 13:35 scrive:
Vi ringrazio, siete molto gentili. Se vi va vedete anche l’ultimo mio lavoro sul passaggio di Ottaviano Augusto da Lecce.
Gianni Carluccio
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