di Gianni Carluccio
* Testo e immagini sono dell’Ing. Gianni Carluccio e ne è vietata la riproduzione senza il consenso dell’autore.
Manifesto dell’incontro: “Grecìa Salentina – Luoghi d’acqua” che si terrà nei giorni 20 e 21 Ottobre a Soleto e Zollino.
* Il mio intervento dal titolo “Pozzi di Pirro, Pozzi di Apigliano e Cisterne Masseria Gloria” è previsto per le ore 11 al Largo Pozzelle di Zollino.
Carissime/i, domani (mercoledì) alle ore 18.30 a Palazzo Raho a Zollino abbiamo convocato una riunione del Club Unesco Zollino per fare il punto sull’iniziativa di sabato 20 e domenica 21 c.m. denominata “Grecìa Salentina – Luoghi d’acqua” realizzata da Nuova Messapia e dal nostro club, con la collaborazione dell’Associazione H2O ed il patrocinio di Università, Disteba, Comuni di Soleto e Zollino. In allegato troverete la locandina dell’evento.
Andando invece sul sito www.giannicarluccio.it troverete una bella relazione con oltre 150 foto che il nostro illustre socio fondatore Ing. Gianni Carluccio ha preparato sulle pozzelle di Zollino e non solo, in vista del suo intervento programmato per la domenica mattina. Colgo l’occasione per ringraziare di cuore l’Ing. Carluccio per il grande impegno e la passione con la quale ha portato avanti la sua ricerca a servizio del nostro club e più in generale della comunità zollinese!
Antonio Chiga
Presidente Club UNESCO – ZOLLINO
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Ringraziando il Presidente del Club UNESCO di ZOLLINO, nonché Vice-Sindaco, Avv. Antonio Chiga, per questo gradito messaggio avvio questo mio lavoro, che comprende nella parte finale 167 immagini.
Grazie dell’attenzione,
Ing. Gianni Carluccio, Ottobre 2012
LE “POZZELLE” DI ZOLLINO.
Appunti per una Mostra
di Gianni Carluccio
INTRODUZIONE
Fin dalla preistoria, l’uomo non ha mai potuto fare a meno dell’elemento primario vitale per la sua esistenza, cioè l’acqua; in qualsiasi insediamento umano nel corso della storia si è posto il problema dell’approvvigionamento idrico per usi alimentari e igienici e l’idrografia è stato uno dei fattori determinanti nei processi insediativi, assieme alla struttura geologica del terreno ed ai fattori climatici, oltre naturalmente alle cause di ordine storico.
Molto probabilmente una delle ragioni che ha prodotto l’accentramento della popolazione salentina in piccoli insediamenti ravvicinati è stata proprio la presenza di una falda acquifera piuttosto povera e di lento rifornimento; per questo, per evitare l’esaurirsi dei pochi pozzi a disposizione, la popolazione ha evitato di concentrare le abitazioni in uno stesso sito, dando luogo in tal modo, alla nascita di centri urbani molto piccoli e vicinissimi tra loro.
Dunque in mancanza di acque superficiali e nell’impossibilità di attingere alla falda freatica, sempre molto profonda, gli abitanti hanno stabilito i loro insediamenti in prossimità di avvallamenti del terreno, dove le acque piovane, per la particolare struttura del suolo, non si disperdevano facilmente. Le popolazioni hanno quindi cercato di conservare queste acque per evitarne l’evaporazione durante i mesi estivi, prestando attenzione anche a proteggere l’acqua dalla contaminazione degli animali o da altri agenti esterni (A. Costantini, 1988).
Ecco dunque la nascita delle cosiddette “pozzelle” o “pozzi dei laghi”, piuttosto diffuse nel Salento; infatti, dall’osservazione attenta delle cartografia in scala 1:25.000 dell’Istituto Geografico Militare Italiano, notiamo come nel territorio salentino si registrino spesso, tra gli altri, i toponimi: “lago” (es. “lago capraro”, “lago mandriano”, “lago rosso” ecc.) e “paduli”, per indicare le zone paludose.
Quella delle pozzelle è un’espressione remota dell’architettura ipogea, ma al momento non esiste per loro una datazione sicura, anche se il sistema di scavare dei pozzi sul fondo di depressioni d’origine carsica sembrerebbe risalire ad epoche antiche. Lo stesso André Guillou, studioso della civiltà bizantina, è un convinto assertore dell’antichità di questi monumenti, ascrivibili secondo una tradizione storiografica, per molti versi ancora accettata, all’età bizantina.
Mi fa piacere ricordare in questa sede che in una delle nostre città messapiche più indagate, Vaste, esisteva un “lacus”, grande bacino per la raccolta a cielo aperto delle acque meteoriche, che fungeva da riserva idrica, come risulta dalle indagini del prof. Francesco D’Andria e della sua équipe.
Nella stessa Vaste sono comunque molto frequenti le cisterne private, di modeste dimensioni e di solito scavate all’interno dei cortili privati o comuni, se non sono scavate addirittura sotto l’abitazione e accessibili dall’interno della stessa o dalla strada mediante una finestrella aperta nello spessore del muro.
LE POZZELLE
Queste antiche costruzioni, generalmente profonde dai tre ai sei metri, erano realizzate in corrispondenza di depressioni naturali del terreno, dette “doline”, abbondantemente ricoperte di “terra rossa” (prodotto residuale della dissoluzione dei calcari cretacei) e rivestite con pietrame a secco a cerchi concentrici, che si restringevano verso l’alto; nella parte più alta veniva posto un blocco di pietra leccese, con al centro un foro, che costituiva la bocca della cisterna; sui lati inoltre si ricavavano delle strette fessure che servivano a convogliare l’acqua piovana all’interno delle pozzelle.
Questi singolari monumenti, interessante esempio di adattamento dell’uomo all’ambiente, sono stati inizialmente studiati dal medico e geologo salentino Cosimo De Giorgi, che ci ha lasciato una descrizione dettagliata riguardo alla loro tecnica costruttiva (1872):
« Se in un terreno costituito da strati relativamente permeabili, si pratica uno scavo e le pareti si circondano di muratura composta di pietre filtranti e il fondo si copre di argilla o bitume o altre sostanze impermeabili, allora le acque piovane si verranno a raccogliere e depositare negli strati inferiori e dureranno un tempo abbastanza lungo. Nel caso delle pozzelle lo strato permeabile è costituito dalla rozza muratura e dalle marne ferruginose, lo strato impermeabile è formato dalle argille. Ho voluto osservare da vicino codeste costruzioni in quelle pozzelle nelle quali l’acqua raggiungeva un livello relativamente inferiore. Le volte sono costituite di pietre informi di leccese bastardo e di calcare compatto disposte le une sulle altre senza cemento a mo’ delle pareti dei muri che delimitano e circondano i fondi rustici, e così dalla base fino alla bocca del pozzo ».
Più recentemente (1965) lo studioso Benito Spano scrive che “le acque piovane, trattenute dal rivestimento superficiale di terra rossa, vengono poi lentamente filtrate sino al fondo delle pozzelle, dove un interstrato argilloso ne impedisce la dispersione nella circolazione carsica sotterranea”. Lo stesso autore riferisce ancora che l’utilizzo delle pozzelle era demandato alle classi più povere, in quanto “le famiglie più facoltose potevano ben disporre altrove di una propria, esclusiva fonte di approvvigionamento (una cisterna domestica, segnatamente)”.
Da segnalare tra i contributi più interessanti soprattutto quello del noto studioso salentino, Antonio Costantini (1988), che ha recuperato anche alcuni importanti disegni inediti di Cosimo De Giorgi.
Si può in definitiva affermare che le “pozzelle” rappresentano un sistema ingegnoso di approvvigionamento dell’acqua, che si è protratto soprattutto in quelle aree che maggiormente hanno risentito dell’isolamento e dove la gente è rimasta legata ai modi più antichi di sfruttamento e di utilizzazione del suolo, come nell’area della cosiddetta “Grecìa Salentina”.
LE POZZELLE DELLA GRECÌA SALENTINA
Nel Salento si rinvengono numerosi gruppi di pozzelle, soprattutto nei paesi della Grecìa Salentina: Castrignano dei Greci, Zollino, Martignano, Soleto, Corigliano d’Otranto, Sternatia e Martano (in questi ultimi centri sono state purtroppo interrate); non mancano, comunque, altri esempi come a Galugnano, San Cesario di Lecce, Melendugno, Caprarica, Carpignano, Sogliano e altri centri del sud Salento come Specchia Gallone, Ortelle, Miggiano, Depressa, Corsano, Felline, Patù ecc.; inoltre, ad un attento esame dei documenti d’archivio, risultano spesso altre presenze di pozzelle, oggi non più esistenti: è il caso, ad esempio, di Copertino, dove un documento del 1852 testimonia l’esistenza di un “largo pozzelle”:
« Decreto permettente al comune di Copertino in Terra d’Otranto di alienare senza lo sperimento delle subaste in pro del Signor Bonaventura Calcagnile un pezzo di suolo pubblico nel largo delle così dette Pozzelle, della estensione superficiale di palmi quadrati millesettecentosedici pari a canne quadrate ventisei e tre quarti, mediante il prezzo di ducati quaranta, e serbate le condizioni tutte stabilite dal decurionato nella sua deliberazione de’ 24 di aprile 1852, ritenute dal Consiglio d’Intendenza col suo avviso de’ 7 di maggio ultimo. (Napoli, 7 Luglio 1852)».
Dallo scrittore Giacomo Arditi, che scrive nel 1879-85, apprendiamo inoltre, a proposito di Martano: “l’acqua tutta piovana principalmente riposta nel luogo suburbano appellato Pozzelle dov’esistono 100 cisterne disposte in ordine, ciascuna col nome della famiglia che la fece, e cui serve”. Purtroppo oggi queste pozzelle, come già detto, non esistono più; al loro posto e nello stesso luogo esiste un’omonima piazza.
Lo stesso Arditi ci dice ancora che Martignano ha “ottime acque distillate e filtrate nel bolo sotterraneo in 72 pozzi esistenti nel luogo appellato pozzelle, profonde un 5 in 6 metri”.
Inoltre, come testimoniano le vecchie foto di Giuseppe Palumbo, le popolazioni di Zollino e Martignano, almeno fino agli anni ‘30, si recavano alle pozzelle per attingere acqua.
Negli ultimi anni si è cercato di salvaguardare queste aree monumentali con interventi mirati alla loro conservazione, anche se purtroppo non sempre si è operato correttamente. Parchi delle pozzelle esistono a Castrignano dei Greci, Martignano e Zollino.
Il Parco delle Pozzelle a Castrignano dei Greci.
La dolina, ospitante un centinaio di piccoli pozzi, è oggi un parco attrezzato, esteso per quasi un ettaro, posto nelle immediate vicinanze del centro storico. Sulle pozzelle esistenti è facile scorgere i solchi lasciati dalle catene e dalle funi che per secoli hanno sollevato i secchi per l’acqua o gli incavi circolari per poggiarvi le brocche.
Accanto ai pozzi si trovano inoltre alcune pile in pietra, utilizzate un tempo per abbeverare i cavalli o il gregge. Su alcuni dei pozzi si possono anche osservare delle lettere incise. I toponimi legati alle pozzelle sono molto diffusi nella zona ed è anche interessante notare che il numero attuale delle pozzelle protette si avvicina al numero di quelle che si possono contare (sono esattamente 100) in una cartolina illustrata della collezione di Aduino Sabato, viaggiata nel 1923.
Il Parco delle Pozzelle a Martignano.
Alla periferia del centro abitato di Martignano, nel cuore della Grecìa Salentina, in un avvallamento del terreno sull’antica via per Calimera, si apre il Parco delle Pozzelle che ospitava 72 pozzi (oggi il numero è inferiore), detti di San Pantaleo, dagli abitanti del luogo . Frutto forse dell’ingegno delle popolazioni bizantine stanziate nel Salento tra l’VIII e l’XI sec., le pozzelle di Martignano hanno avuto recentemente un consolidamento statico che ne rende possibile la conservazione, anche se una discutibile pavimentazione con substrato cementizio, estesa su tutta l’area, ha stravolto il funzionamento idrogeologico del complesso ipogeo. Sulle pozzelle di Martignano ha scritto Raffaele Congedo, che ha pubblicato anche qualche vecchia immagine. Anche su queste pozzelle sono presenti alcune incisioni e delle croci piuttosto evidenti.
LE POZZELLE DI ZOLLINO
Le “pozzelle” di Zollino, situate nell’omonima contrada a Nord-Est del paese, sono delle particolari cisterne (in grico “ta freata”, cioè “i pozzi”), costruite con pietre informi in un avvallamento naturale coperto dal bolo o terra rossa giacente su una formazione di calcare compatto; le stesse non sono collegate tra di loro e sono alimentate esclusivamente dalle acque meteoriche, in una zona caratterizzata da una falda acquifera profonda e quindi difficilmente raggiungibile.
Questi pozzi, conosciuti dagli abitanti del luogo con il nome suggestivo di “Pozzi di Pirro”, in origine erano più di 70, oggi invece se ne individuano una quarantina su una superficie di circa un ettaro; un tempo ogni singolo pozzo aveva un proprio nome, come ricordano gli abitanti del luogo: “lipuneddha” (volpe), “scordari” (aglio), “pila” (lavatoio), ecc.
Scrive Andrea Cappello nel suo volume “Zollino” (1999): « Una questione certamente importante per Zollino era la manutenzione dei “pozzi” di proprietà comunale: vere e proprie cisterne ricavate nel terreno naturale, che servivano per l’approvvigionamento idrico dell’intera popolazione sin dai tempi “più passati”.
Nel comune di Zollino, oltre alla contrada “Puzzelle”, esistevano dei depositi naturali d’acqua anche nelle contrade Apigliano e Cisterne; i pozzi furono riportati nel Catasto terreni del Comune fin dal suo impianto (1808) ed accatastati al Comune medesimo.
Da una delibera dell’aprile del 1885 apprendiamo sia l’importanza di queste “pozzelle” sia la situazione finanziaria in cui versava Zollino: “E’ ben noto alle SS.LL. in quale cattivissimo stato di manutenzione trovansi i pozzi di proprietà comunale, in numero di oltre 70 e i danni positivi prodotti ai medesimi dalle copiosissime acque cadute nello scorso inverno” ».
Nello stesso volume viene pubblicata anche una “Pianta delle puzzelle di Zollino” del 1843, a firma dell’Ing. Giuseppe Danese, tratta dall’Archivio Storico Comunale di Zollino, dove mi fa piacere ricordare che è depositato anche un progetto, risalente al 1982, a firma dell’Arch. Massimo Evangelista, al quale ho collaborato con relazione storica, documentazione fotografica e rilievo di una delle pozzelle.
Come già detto, oltre al nucleo principale nel “Largo Pozzelle”, esistono nel territorio di Zollino altri due gruppi di pozzelle. Il primo si trova in contrada “Cisterne”, esteso circa 1000 mq, nei pressi della Masseria Gloria (750 metri a sud della Chiesa madre, fuori dal paese) e consiste in una decina di cisterne, differenti come tipologia da quelle già esaminate, forse scavate nella roccia e collegate da due canali di adduzione delle acque, ricoperti di lastroni monolitici; su una delle vere del pozzo è incisa, come spesso succede, una croce piuttosto evidente.
L’ultimo gruppo di circa venti cisterne, si trova in contrada Apigliano e si estende su una superficie di 3000 mq; questo singolare e affascinante luogo si trova a est del paese, a un chilometro dal “Largo Pozzelle” e ad 800 metri dalla Cappella di San Lorenzo, nei pressi dell’omonimo insediamento bizantino, ricordato anche nei diplomi Normanni e appartenente a Tancredi, Conte di Lecce, recentemente indagato dal punto di vista archeologico dall’équipe del Prof. Paul Arthur, che ricordo con piacere di aver accompagnato personalmente nella prima ricognizione nel territorio, più di 20 anni fa.
Sulla facciata della Chiesa di San Lorenzo ad Apigliano è presente un’iscrizione in greco datata 1582, che è una delle più tarde ritrovate nel Salento, così come pure, sempre ad Apigliano, è stata ritrovata quella che forse è la più antica iscrizione bizantina datata di Terra d’Otranto: 828-829.
Mi fa piacere inoltre segnalare in questa sede che il Comune di Zollino, proprietario dell’area, che è al confine con il territorio del Comune di Martano, si sta impegnando per un progetto di recupero di questo suggestivo luogo, grazie alla sensibilità del Sindaco Francesco Pellegrino, del Vice-Sindaco Antonio Chiga e di tutta l’Amministrazione Comunale.
Purtroppo non è facile pronunciarsi sull’origine di queste che sono le più antiche cisterne del territorio di Zollino (citate anche nel Catasto Onciario di Martano del 1746), che, a differenza delle altre, si aprono in un terreno roccioso, come ha giustamente osservato lo studioso Silvano Palamà, che recentemente ha ritrovato nei pressi alcuni frammenti ceramici che farebbero risalire la frequentazione dell’area al IV sec. a.C.; dunque queste particolari “pozzelle” di Apigliano potrebbero essere coeve o addirittura preesistenti all’insediamento bizantino (Silvano Palamà le data all’inizio del VII sec. d.C.).
Scrive di recente Marisa Tinelli, sulla scorta delle indicazioni dello stesso Palamà:
« una sezione ricostruttiva mostra come l’acqua sia stata raccolta attraverso due perforazioni verticali che raggiungevano una cavità sotterranea di origine naturale. L’acqua meteorica si raccoglieva nel deposito naturale in parte grazie all’alto grado di permeabilità del substrato geologico formato da marne ferruginose, in parte attraverso canalette di convogliamento scavate nella roccia; la parte impermeabile sul fondo era costituita dal banco argilloso naturale; una sorta di vera circolare era posizionata all’imboccatura ».,
Ritornando al gruppo più numeroso di pozzelle, conosciute come “Pozzi di Pirro”, alla periferia Nord-Est del paese, c’è da segnalare un uguale toponimo nel territorio compreso tra Castellana e Alberobello, all’interno del cosiddetto “Canale di Pirro”. Scrive a questo proposito Franco Anelli (1962):
« L’ambizioso re dell’Epiro pare non c’entri per nulla nel nome di una vasta depressione, tipicamente carsica fra i territori di Castellana e Alberobello, localmente nota col nome di “Canale di Pirro”, un autentico polje, di cui è ricco d’esempi il Carso dinarico; è un vallone dal fondo piano, nel quale si aprono innumeri bocche assorbenti, alcune tuttora aperte, altre mascherate da una coltre di terra rossa e di bolo, che smaltiscono in pochi giorni le acque delle precipitazioni che qui si raccolgono nelle eccezionali giornate piovose autunnali e primaverili.
Il nome deriva da quello di Canale delle Pile, come è ricordato in una pergamena del 1081, forse dalle numerose cisterne scavate nei depositi eluviali del fondo ed emergenti in superficie con bocche circolari di conci calcarei ».
Ancora a proposito del nome “Pirro” c’è da ricordare anche che la cosiddetta “Torre del Parco” di Ugento, che risale alla fine del ‘300, situata a sud-est dell’abitato, in antichi documenti é chiamata anche “Palombaro di Pirro”. Questa colombaia sorgeva nel grande Parco della famiglia del Balzo ed era precisamente di proprietà di Pirro del Balzo, Conte di Castro e fratello di Aghelberto del Balzo Conte di Ugento, fautore della famosa congiura dei baroni a Napoli. Dunque si può pensare che il nome, come per Ugento, possa avere lo stesso riferimento storico, essendo Zollino appartenuto alla Contea di Soleto, che era sotto i d’Enghien e Del Balzo – Orsini (in particolare dalla successione feudale del casale, come risulta da un manoscritto del gen.le Carmelo Sigliuzzo, risulta feudatario Pirro d’Enghien dal 1378 al al 1383, seguito da Maria d’Enghien e dal figlio Giovanni Antonio Orsini – Del Balzo, fino al 1463).
Il Parco delle Pozzelle a Zollino.
Per quanto riguarda il Comune di Zollino il nucleo principale delle pozzelle, situato nel “Largo Pozzelle” è stato recuperato grazie al P.I.C. INTERREG IIIA GRECIA – ITALIA, a partire dal 2009; nelle immediate pertinenze, inoltre, si è creata un’area adibita a sosta camper, qualificando il Comune di Zollino come “Amico del Turismo Itinerante”.
Queste “Pozzelle”, antico luogo di ritrovo delle genti salentine, assurgono oggi a simbolo di incontro e di pace fra i popoli e ci si augura che possano diventare “Monumento Messaggero di Pace” nel segno dell’UNESCO, che ha visto proprio di recente e proprio a Zollino il sorgere di un nuovo Club, del quale mi onoro di essere stato tra i Soci Fondatori.
DIFFUSIONE DELLE POZZELLE NEL TERRITORIO PUGLIESE
Le “pozzelle” sono diffuse in vari luoghi del territorio pugliese, mentre il toponimo si riscontra anche altrove, in Italia. Per restare nel nord Salento, segnaliamo la presenza di una Torre cinquecentesca, nella Marina di Ostuni (BR), detta appunto “Torre Pozzelle”, che figurava nella cartografia e nei documenti antichi già dal 1597, con l’indicazione di “Torre di Puzelle” o “de Puzzelli”.
Ma ben più interessanti e numerose sono le attestazioni risultanti nella Provincia di Bari, soprattutto a Conversano, ma anche nel limitrofo territorio di Castellana, dove nella dolina “Pozzo Triggiano” (a nord dell’abitato, sulla strada che conduce a Polignano a Mare) si riscontrano alcune pozzelle, molto ben visibili in una vecchia foto pubblicata dallo speleologo e studioso Franco Anelli (1962).
Il carsismo ha grande importanza nel modellamento dei caratteri morfologici del territorio di Conversano e ne costituisce una sua caratteristica tipica. Una delle sue manifestazioni più evidenti è costituita dalla formazione di doline, il cui fondo è spesso ricoperto da uno spesso strato di terra rossa, che essendo impermeabile forma uno specchio d’acqua stagnante che viene detto “laghetto carsico”.
Le doline nel territorio di Conversano sono numerose e di varia forma, ma solo una decina di esse ospitano dei laghetti carsici; sono i cosiddetti “Laghi di Conversano” che prendono il nome di: Sassano, Castiglione, Iavorra, Petrullo, Padula, San Vito, Vignola, Minuzzi, Agnano e Chienna (la prima menzione nei documenti antichi risale addirittura al 915).
La struttura di questi “laghi” non è quella di uno stagno tipico, con uno specchio d’acqua solo superficiale, perché in ogni dolina sono stati scavati dei pozzi che si riempiono con le piogge e formano una riserva d’acqua sotterranea perenne.
In ogni lago si registra la presenza di più pozzi fino a un massimo di trentuno (Lago di Sassano); essi sono di remota origine, ricavati interamente nella massa di terra rossa accumulata nella dolina e rivestiti da conci di calcare montati a secco, con una forma a campana.
Come per le pozzelle salentine, ogni pozzo possiede un’imboccatura in muratura con un’apertura superiore utilizzata per il prelievo dell’acqua e diverse aperture laterali, di minori dimensioni, ricavate a fior di terra attraverso cui l’acqua raggiunge l’interno del pozzo. Intorno a queste riserve d’acqua si sono stabilite antiche popolazioni, come ad esempio è avvenuto per l’insediamento di Torre di Castiglione.
Oggi, dunque, i Laghi di Conversano costituiscono un prezioso patrimonio storico e naturalistico tutelato dalla Comunità Europea; infatti ospitano rari esempi di comunità di anfibi e rettili acquatici, oltre all’avifauna migratoria e stanziale, di particolare bellezza.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
– Collezione delle Leggi e de’ Decreti Reali del Regno delle Due Sicilie, anno 1852, N.° 3170, Spamperia Reale, Napoli 1852.
– Cosimo De Giorgi, manoscritto n. 132, conservato presso la Biblioteca Provinciale di Lecce.
– Cosimo De Giorgi, Lecce e il suo territorio. Meteorologia, Bari 1872.
– Cosimo De Giorgi, Descrizione fisica, geologica e idrografica della Provincia di Lecce, 1922, (ristampa a cura di A. Vignola, Lecce 1960).
– Franco Anelli, Castellana, IV Ed., Putignano 1962.
– Benito Spano, La grecità bizantina e i suoi riflessi geografici nell’Italia meridionale e insulare, Pisa 1965.
– Carmelo Colamonico, La casa rurale nella Puglia, Firenze 1970.
– Domenico Novembre, Ricerche sul popolamento antico nel Salento con particolare riguardo a quello messapico, Lecce 1971.
– André Guillou, Aspetti della civiltà bizantina in Italia: società e cultura, Bari 1976 (stampa 1977).
– AA.VV., Censimento delle Torri Costiere nella Provincia di Terra d’Otranto, Istituto Italiano dei Castelli, Roma 1978.
– André Jacob, Notes sur quelques inscriptions byzantines du Salento méridional (Soleto, Alessano,Vaste, Apigliano), «Mélanges de L’EcoleFrançaise de Rome. Moyen Âge», vol. 95, n. 1, 1983.
– Raffaele Congedo, Salento scrigno d’acqua, Martina Franca 1984.
– Antonio Fanizzi, Conversano; il secolare problema dell’acqua, “i laghi”, in Umanesimo della Pietra, n.u., Martina Franca, 1984.
– Meluta Miroslav Marin (a cura di), Torre di Castiglione I, con testi di Ida Blattmann et Alii, foto Ing. Gianni Carluccio, Società di Storia Patria per la Puglia, Bari 1985.
– Antonio Costantini, Del modo di conservare le acque e la neve – Pozzelle e neviere del Salento leccese – , in Sallentum, 18, Galatina 1988.
– Antonio Fanizzi – Pino Palmisano, I Laghi di Conversano: il fenomeno degli stagni stagionali dei territori carsici pugliesi, in “Itinerari speleologici”, 6, 1992.
– Aduino Sabato, Costumi Cartoline & Cartapesta, Lecce 1993.
– Domenico Novembre, Geografia del Salento, Galatina 1995.
– Antonio Costantini, Guida ai Monumenti dell’Architettura Contadina del Salento, Galatina1996.
– Mario Cazzato – Antonio Costantini, Grecia Salentina, Galatina 1996.
– Ada Nucita – Pierluigi Bolognini, Guida delle Grecìa Salentina, Cavallino 1996.
– Francesco D’Andria – Katia Mannino, Gnatia lymphis iratis exstructa. L’acqua negli insediamenti della Messapia, in Uomo Acqua e Paesaggio, Atti dell’Incontro di studio sul tema: Irreggimentazione delle acque e trasformazione del paesaggio antico (S. Maria Capua Vetere 1996),Roma 1997.
– Andrea Cappello, Zollino: arte, società e cultura in un percorso storiografico, Lecce 1999.
– AA.VV., Da Apigliano a Martano. Tre anni di archeologia medioevale (1997-1999), a cura di P. Arthur, Galatina 1999.
– Gabriele Grasso, Architetture in pietra a secco nel Salento, Lecce 2000.
– Grecia Salentina, Argo, Galatina 2001 (con cartografia, in scala 1:50.000, contenente le localizzazione di pozzelle, dolmen, menhir e specchie, curata dall’Ing. Gianni Carluccio).
– S. Portaluri – P. Sansò, Morfologia carsica e fenomeni di alluvionamento nel Salento leccese sud-orientale, in Thalassia salentina, suppl. 26, 2003.
– Angelo Martellotta (a cura di), Dal Canale di Pirro al Canale delle pile tra storia e geografia, Atti del Seminario di studio (Alberobello, 11 luglio 1997), Alberobello 2006.
– Marisa Tinelli, Le Pozzelle, in AA.VV., Apigliano, un villaggio bizantino e medioevale in Terra d’Otranto, a cura di P. Arthur e B. Bruno, Galatina 2009.
– Progetto di risanamento dei siti carsici: I Laghi di Conversano, Comune di Conversano, Regione Puglia, Assessorato Ambiente – Ufficio Parchi, WWF, Delegazione Puglia (Progetto cofinanziato dalla Comunità Economica Europea, Fondo Europeo di sviluppo regionale – FESR P.O.P. PUGLIA 1884/1999, sottomisura 7.3.9.), Conversano 2009.
– Ilderosa Laudisa, Il Salento di Giuseppe Palumbo (1889-1959), Lecce 2010.
– I manoscritti di Carmelo Sigliuzzo, Vol. I, a cura di Francesca Ruppi, Lecce 2010.
da siti internet:
– P. Papadia – P. Sanso’, “Le Pozzelle del Salento leccese”, con schede relative a Zollino (4), Soleto (2), Castrignano (1), Martignano (1) e Corigliano (1) (www.geoteca.unisalento.it, a cura del Prof. Paolo Sansò dell’Università del Salento).
– Gianni Carluccio, “Le Pozzelle di Zollino”, con documentazione grafica e fotografica (www.giannicarluccio.it).
– “Puglia Rurale”, Movimento per il Turismo Rurale Sostenibile della Regione Puglia.
© Dott. Ing. Giovanni CARLUCCIO
DA ANTONIO COSTANTINI (1988).
Grecìa Salentina
ZOLLINO
* Questo Menhir oggi non esiste più, ma a Zollino ne sono presenti altri due. Si notino sulla destra della foto, in basso, alcune pozzelle e la strada vicinale che conduce ai Pozzi di Apigliano. Al centro della foto si riconosce una masseria tuttora esistente (visibile in alcune delle foto qui di seguito pubblicate).
* QUELLO TRADIZIONALE E’ COMPOSTO DA UN IMPASTO DI FARINA DI GRANO DURO, LIEVITATA E ARRICCHITA CON OLIO D’OLIVA, OLIVE NERE (COL NOCCIOLO), ZUCCA GIALLA OPPURE ZUCCHINA, POMODORI SALENTINI GIALLI (CHE DURANO TUTTO L’INVERNO), CIPOLLA, CAPPERI E UN PO’ DI PEPERONCINO.
LE CISTERNE DI MASSERIA GLORIA
LE CISTERNE DI CONTRADA APIGLIANI
APIGLIANO
* Il Prof. André Jacob, nel 1983, mi fece dono di un estratto dove pubblicava questa iscrizione; dopo qualche anno ebbi il piacere di recarmi a visitare la contrada di Apigliano in compagnia del Prof. Paul Arthur, che poi intraprese un’interessantissima campagna di scavi.
CASTRIGNANO DEI GRECI
MARTIGNANO
MARTANO
SOLETO
CORIGLIANO D’OTRANTO
Per le tre foto che seguono, relative al Parco delle Pozzelle di Corigliano, ringrazio l’amico Silvano Palamà, ottimo Curatore e Direttore della “Casa Museo della Civiltà Contadina e della Cultura Grika” di Calimera, della quale consiglio vivamente una visita.
TORRE POZZELLE (MARINA DI OSTUNI)
ALBEROBELLO – CASTELLANA (BA)
Immagine tratta dal Volume di Franco Anelli: Castellana, IV Ed., Putignano 1962.
Immagine tratta dal Volume: Dal Canale di Pirro al Canale delle pile, Alberobello 2006 (Atti del Seminario di studio, Alberobello 11.7.1997), che debbo alla squisita cortesia del curatore Prof. Angelo Martellotta di Alberobello e del caro amico Editore Dott. Lorenzo Capone.
ed ecco ora alcune immagini recenti del Canale di Pirro, tra Alberobello e Castellana Grotte.
CONVERSANO
LAGO DI SASSANO
IL LAGO DI SASSANO IN UN MOMENTO DI SICCITA’.
(LA FOTO E’ TRATTA DA INTERNET)
… ed ora alcune spettacolari immagini riprese dall’Ing. Gianni Carluccio (copyright).
TORRE DI CASTIGLIONE
L’8 Aprile 2016 ricevo dal carissimo amico Avv. Antonio CHIGA, Sindaco di Zollino un prezioso Volume con dedica dal titolo: “Conservare l’acqua. Le Pozzelle di Zollino tra memoria storica e indagini scientifiche”, a cura di Antonio Chiga, Paola Durante e Sofia Giammaruco edito da In-Cul.Tu.Re e ibam, Editrice Salentina, Galatina 2015.
Il Volume ospita tra l’altro un mio articolo sulle Pozzelle. Ringrazio ancora il Sindaco Antonio Chiga assieme alle curatrici del Volume che me lo hanno gentilmente richiesto (G.C.).
COMMENTI
Pompeo il 13 ottobre 2012 alle 12:44 scrive:
Caro Gianni, oramai ci hai abituati ai tuoi “Ottimi Lavori”. Molto bello, anche se definirlo bello è riduttivo. Un lavoro dai contenuti scientifici interessanti, corredato da splendide immagini. Pompeo
G. Carluccio il 13 ottobre 2012 alle 19:54 scrive:
Caro Pompeo,
sei sempre gentilissimo nei miei confronti. Questo mio risveglio di studi su Zollino, paese a me molto caro, si deve anche a te che mi hai invitato a far parte del “nostro” Club UNESCO.
Grazie, Gianni
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