Alla cara Alexia, che studia Architettura a Matera
Matera, Martedì 23 Giugno 1981. Il Sasso Caveoso , con il cosiddetto “Monterrone”. Panorama (dal Belvedere nei pressi di Palazzo Lanfranchi) verso la Chiesa della Madonna dell’Idris e la Chiesa rupestre di San Giovanni in Monterrone (X-XI sec.); la particolare conformazione della roccia, con la croce sopra, ricorda, nell’immaginario collettivo, il Calvario. Foto copyright Ing. Gianni Carluccio.
Matera, 23 Giugno 1981. Panorama dal Sasso Caveoso con la gravina e l’omonimo torrente. Foto copyright Ing. Gianni Carluccio.
In occasione della designazione di Matera quale Capitale Europea della Cultura per il 2019, mi fa piacere rispolverare alcune vecchie diapositive dal mio Archivio.
L’emozione della prima volta ed il mio primo contatto “fotografico” con l’incantevole Matera (24 diapositive) è avvenuto Martedì 23 Giugno 1981; ero in compagnia del Prof. Aldo Siciliano, docente di numismatica presso l’Università di Lecce, che doveva schedare un’importante collezione di monete presso il Palazzo Malvinni Malvezzi della Provincia di Matera, situato in Piazza Duomo. Parcheggiata la mia nuova Fiat 131 diesel in Piazza Duomo, mi recai al Museo Archeologico “Ridola” e poi, partendo da Palazzo Lanfranchi, due scugnizzi mi accompagnarono in giro per i Sassi. Qualche anno dopo, nel 1987 ho condotto in visita guidata nel cuore dei “Sassi” e poi al Lago di San Giuliano i miei alunni dell’I.T.I.S. “E. Mattei di Maglie”. Gli ultimi due contatti il 28 Maggio 2000 (dopo una memorabile visita alla cava di Altamura, con le orme dei dinosauri) ed il 24 febbraio del 2004, sempre in compagnia di cari amici.
Lecce, 23.X.2014
Ing. Gianni Carluccio
* Tutte le immagini appartengono all’Archivio dell’Ing. Gianni Carluccio e ne è vietato l’utilizzo senza il consenso dell’Autore.
* Oltre a “Il Vangelo secondo Matteo” di Pier Paolo Pasolini (1964), a Matera sono stati girati numerosi altri Film e Documentari, tra i quali mi piace ricordare “Nel mezzogiorno qualcosa è cambiato” di Carlo Lizzani (1949), sulla scia del mondo contadino descritto da Carlo Levi. Tra i principali film: “La lupa” di Alberto Lattuada (1952); “C’era una volta” (con Sofia Loren), “Cristo si è fermato a Eboli” e “I tre fratelli” di Francesco Rosi (rispettivamente del 1967, 1978 e 1981); “Il Tempo dell’inizio” di Luigi Di Gianni (1974), “L’albero di Guernica” di Fernando Arrabal (1975); “King David” di Bruce Beresford (1985); “Il sole anche di notte” dei fratelli Taviani (1989); “L’uomo delle stelle” di Giuseppe Tornatore (1996) e “La Passione di Cristo” di Mel Gibson (2002).
Io ho avuto il piacere di conoscere il grande regista Francesco Rosi (negli anni ’70, quando ero studente di Ingegneria a Napoli) e Luigi Di Gianni, in occasione di una mia intervista sull’area archeologica di Vaste (nell’ambito del programma “Sulle orme degli antenati” di Sabatino Moscati, RAITRE 7.2.1986).
A testimonianza del legame tra Francesco Rosi e Matera, il 21 Settembre 2013, alla presenza del Ministro dei Beni Culturali Massimo Bray (leccese), gli fu conferita la Cittadinanza Onoraria. Riporto qui di seguito un articolo di Donato Mastrangelo comparso su “La Gazzetta del Mezzogiorno” di Venerdì 16.1.2015, qualche giorno dopo la sua morte.
In questa foto sono a Lecce, il 16 Dicembre 2005 (40° anniversario della morte di Tito Schipa) con Tito Schipa Jr. (al mio fianco), Carolina Rosi, figlia del regista, e Luca De Filippo. Ricordo che Francesco Rosi girò a Lecce nel 1975 il film “Cadaveri eccellenti”, del quale conservo alcune foto di scena, fatte da un mio amico, in quanto in quel periodo ero a Napoli, studente di Ingegneria.
* Sul Quotidiano LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO di oggi, Domenica 26 ottobre 2014, compare una preziosa intervista all’esimio Architetto Pietro Laureano, principale artefice del riconoscimento dei Sassi di Matera quale Patrimonio dell’Umanità ad opera dell’UNESCO. L’intervista, che mi fa piacere riportare, si deve alla giornalista Maria Grazia Rongo.
Le precedenti edizioni, sempre di Bollati Boringhieri erano state pubblicate nel 1993 e nel 2002… e basta leggere la magistrale “Premessa alla nuova edizione. Da vergogna nazionale a patrimonio dell’umanità, verso il 2019″, dello stesso Architetto Laureano, per capire perché Matera ha giustamente vinto…
… E noi a Lecce? Siamo stati capaci di dimenticare Quinto Ennio, Tito Schipa e Carmelo Bene, questi ultimi due proprio nel Teatro Politeama Greco, che li ha visti protagonisti con le loro voci immortali. Incredibile !!!
** Su mia richiesta, ricevo dal caro e illustre amico Dott. Salvatore Bianco, Responsabile dell’Ufficio di Lecce della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia e già Direttore del Museo Archeologico Nazionale della Siritide in Basilicata, l’edizione integrale di un suo autorevole articolo ospitato sul Nuovo Quotidiano di Puglia di oggi, Domenica 26 Ottobre 2014, che qui di seguito pubblico, ringraziando il Dott. Bianco per la sua squisita gentilezza:
Ero convinto da tempo che Lecce non avrebbe potuto reggere il confronto con Matera nel riconoscimento del titolo di capitale europea della cultura. Dispiace per come è andata, ma è meglio così.
Ricominciare può aiutare ad essere più autentici, ovvero presentarsi al mondo con la propria storia, piccola o grande che sia, con la forza d’animo di chi crede davvero che la Cultura (con la C maiuscola, quella di ampio respiro, transnazionale e compenetrata all’identità locale) vada perseguita sempre, anche quando qualcuno diffonde l’idea che “con la cultura non si mangia”, e che la difesa del patrimonio storico e culturale sia atto dovuto e irrinunciabile.
E’ questa convinzione trasparente, che dagli anni cinquanta segna Matera, che ha convinto i giudici europei nell’assegnare l’ambito riconoscimento. Non hanno avuto alcun peso le festose scene della “tavolata” a Lecce o dell’impastare il pane a Matera. Come pure non hanno convinto a Lecce le invenzioni delle tante e-utopie variamente declinate in tanti contenitori vuoti e incomprensibili ai più, tanto lontani dalla Lecce quotidiana e più vera, e giustamente non ritenuti di qualità.
Lecce ha vissuto l’evento come una “sfida” e dopo il mancato riconoscimento si sono sentiti termini come “derby” o “sconfitta” rivelando come la città abbia vissuto l’esperienza in termini quasi “calcistici”. E dopo l’esclusione, la città, delusa, dimostrava di non aver rinunciato comunque alla propria autoreferenzialità (come evidenziato giustamente da qualcuno) non cogliendo, ancora una volta, il significato dell’idea di “capitale culturale”, almeno secondo i parametri definiti dalla UE. Il titolo di capitale europea della cultura non è una coppa assegnata in un torneo calcistico ma rappresenta il riconoscimento per quanto una città ha dimostrato di aver fatto o di fare per la Cultura.
Lecce e Matera conservano un patrimonio urbanistico e monumentale di grande importanza, ben visibile a tutti, ora compreso anche dai cittadini meno accorti o “formati”, che nelle due città sono sempre più orgogliosi dei tanti turisti che arrivano, iniziando essi stessi a dimostrare curiosità ed interesse per chiese o monumenti, che hanno sempre visto e conosciuto senza averne potuto cogliere in passato la “bellezza”, per usare un termine ora applicato ai cd. beni culturali. Ecco allora che la Cultura si fa spontanea, diviene di strada, qualificante ed educativa per tutti.
Lecce e Matera, differenti come sviluppo urbanistico ma tanto simili nella loro calda sensualità. Il centro storico di Lecce, sorto sulle preesistenze romano-messapiche, così come lo conosciamo, si sviluppa in gran parte dal tardo ‘400-500 ad opera di vescovi, ordini monastici e famiglie aristocratiche, che hanno disegnato la “piccola Napoli” ora turisticamente famosa in Italia, mentre il cuore storico di Matera con i rioni Caveoso e Barisano, i cd. Sassi, conserva la connotazione originaria dell’insediamento rupestre, con aree già abitate nella preistoria, di impronta urbanistica povera e arroccato sull’alto versante del canyon del torrente Gravina.
Sulle pareti dell’immenso canyon si aprono migliaia di povere case, residenze monastiche e chiese di rito bizantino in gran parte ricavate nel banco roccioso mentre pochi palazzi nobiliari si concentrano nei pressi della Cattedrale, che si erge sullo sperone roccioso dominante i due rioni. I Sassi costituiscono forse l’unico esempio di grande insediamento rupestre sopravvissuto in Europa e segnato fino agli inizi degli anni cinquanta del secolo trascorso da terribili condizioni di vita degli abitanti e per questo definiti da Togliatti e De Gasperi nell’immediato dopoguerra la “vergogna dell’Italia”, come ben traspare da quell’eccezionale documento di antropologia sociale e culturale rappresentato dal “Cristo si è fermato ad Eboli” di Carlo Levi.
Il centro storico di Lecce e i Sassi di Matera sono delle eredità trasmesse e consegnate ai noi contemporanei da chi ci ha preceduto e non sono merito dei leccesi e dei materani di oggi (anche se i Materani avevano tutto il diritto di dimenticare la dolorosa pagina di vita di stenti nei Sassi). Oggi merito delle due città è dimostrare di aver saputo conservare e valorizzare quel patrimonio come bene universale, anche se, sia Lecce che Matera, hanno conosciuto, come l’Italia tutta, i famigerati anni cinquanta/settanta del secolo trascorso, segnati in nome della modernità da rapporti conflittuali con i propri centri storici, con l’antico e con il patrimonio culturale, cui sono state inferte ferite ancora oggi non rimarginate.
Sono anni quelli ancora lontani dal turismo di massa, in cui Lecce, quasi città di confine e di sapore gattopardesco inizia a sperimentare la propria autoreferenzialità con un unico segno di rinnovamento: la nascita dell’università e poco altro, interpretando il concetto di “cultura” come semplice “possesso” di un centro storico ricco di monumenti spettacolari, di cui a volte si è avvertito l’ingombro pesante. Centro storico che avrebbe dovuto essere da decenni un laboratorio di ricerca e sperimentazione per la propria salvaguardia, di studio per interventi conservativi sulla pietra leccese, la cui assenza ha determinato quei gravi errori ripetuti per anni, che ancora bruciano sulla facciata di Santa Croce. Anche gli esponenti più rappresentativi della cultura salentina di quei decenni, forse all’epoca indigesti o scomodi (da Bodini a Bene fino ad Eugenio Barba) sono riconosciuti solo in anni recenti.
A Matera già nella metà degli anni cinquanta un gruppo di “facinorosi” intellettuali si interrogava sul trauma della città: lo sradicamento della popolazione dai “vergognosi” Sassi verso i nuovi quartieri periferici. Scommettono quei “facinorosi” proprio sui Sassi, che da “vergogna” dovevano divenire il riscatto della città, da presentare al mondo, rimarginando così la ferita inferta all’intera comunità. E’ così che nasce nel 1959 il Circolo della Scaletta, che diviene un grande laboratorio di impegno sociale volto al recupero dell’antica coscienza civile del popolo materano e della sua storia, che doveva ricucire lo strappo con il proprio centro storico e ritrovare l’antica identità. Nasce il censimento delle chiese rupestri affrescate lungo le spettacolari pareti della Gravina e il primo restauro all’interno del Rione Caveoso delle chiese della Madonna delle Virtù e San Nicola dei Greci, che, collegate tra loro, ormai da anni ospitano gli eventi espositivi annuali dedicati alla grande scultura contemporanea. Le attività della “Scaletta” successivamente consentono l’elaborazione della proposta di base della cd. Legge speciale sui Sassi del 1973, l’inaugurazione nel 1978 nei Sassi della mostra dedicata alle grandi sculture di Pietro Consagra, che consentirà nel 1979 l’approvazione della “Carta di Matera” firmata dai grandi artisti dell’epoca e che darà luogo annualmente alle “Grandi mostre nei Sassi” sulla scultura contemporanea. L’istituzione nel 1990 del Parco Storico Naturale delle Chiese Rupestri porterà nel 1993 al riconoscimento dei Sassi come “Patrimonio dell’Unesco”.
Si comprende così come la Matera degli anni cinquanta-sessanta, “vergogna nazionale”, divenuta città-laboratorio di cultura, che si apre per accogliere Pierpaolo Pasolini nel 1964 per il “Vangelo secondo Matteo”, pur tra le proteste di alcuni ambienti delle vicine Taranto e Bari, e mette fine nel 1973 con la propria ospitalità all’esilio del grande pittore Josè Ortega, sia oggi divenuta “capitale culturale”. Non a caso!
Se Lecce, nei decenni passati e fino a ieri, ha peccato di autoreferenzialità, la delusione per il mancato riconoscimento può essere occasione di riflessione e di lavoro di squadra aperto a tutte le componenti culturali e istituzionali della città. In modo che Lecce possa divenire città-laboratorio, che capti al volo le occasioni di crescita e di dialogo tra le tante anime della città.
E Matera, città che lavora per la Cultura da tempi non sospetti, può essere di esempio.
Basti solo citare alcuni numeri: i Sassi sono patrimonio mondiale dell’Unesco dal 1993; sono sede dal 1978 di grandi eventi della scultura mondiale contemporanea; annovera ben due Musei Nazionali (Museo Archeologico Nazionale, Museo Nazionale di Arte medievale e moderna); ha creato, come costola della Scaletta, la Fondazione Zetema, che ha comportato la nascita del MUSMA, ovvero della più grande raccolta di arte contemporanea del sud dopo il MADRE di Napoli, della Casa-Museo di J. Ortega recentemente inaugurata e che ospita il museo-laboratorio delle arti applicate (leggi “cartapesta”, ove si conservano i famosi pannelli in cartapesta eseguiti da Ortega e donati alla città di Matera come atto di gratitudine nei confronti dei cartapestai materani che ne avevano insegnato il mestiere al maestro) e l’incredibile restauro della Cripta del Peccato Originale. Non da ultimo in tutto ciò ha avuto un grande ruolo la sinergia tra le Istituzioni cittadine, le Soprintendenze, l’Università e la cittadinanza materana.
E a Lecce? Nessun Museo Nazionale (Lecce è l’unica provincia pugliese ad esserne priva e negli anni in cui ancora si poteva ambire ad avere una struttura espositiva dello Stato non è stata mai avanzata formale richiesta in tal senso, nè dalla città né dalle cittadinanze salentine). Forse per quell’autoreferenzialità di convinta autosufficienza e forse perché bastava e avanzava il Museo Provinciale? L’unico museo archeologico sviluppatosi nel frattempo e ora più pubblicizzato è per paradosso un museo privato sorto tra tante disattenzioni e che in una città normale lascerebbe perplessi. Il MUST non pare che possa definirsi “museo storico della città”, mentre il museo della cartapesta presso il Castello Carlo V si logora nell’abbandono, con le delicate opere in cartapesta e i vestiti in stoffa delle Madonne affetti da polvere ed acari. Poi di grandi eventi culturali a Lecce e nel Salento non saprei….
Eppure Lecce avrebbe potuto avere, negli anni in cui ancora si poteva (quando sono stati approvati e finanziati i Musei Nazionali di Egnatia, Gioia de Colle, Gravina, Ruvo, Altamura per citare quelli più vicini a Lecce) almeno un Museo Nazionale di Storia Antica con le testimonianze di Lupiae, Rudiae e Cavallino o un Museo Nazionale del territorio salentino dedicato all’archeologia del basso Salento. Musei che avrebbero potuto essere laboratori di cultura (come succede a Matera), dove presentare quell’incredibile e sconosciuto patrimonio della preistoria salentina: dalle grotte paleolitiche frequentate dall’Uomo di Neanderthal, ora alla ribalta su riviste internazionali come Nature (leggi Grotta del Cavallo nella baia di Uluzzo e grotta Romanelli) e sconosciute alle cittadinanze e alle istituzioni salentine, alle Grotte dei Cervi, su cui nessuna Istituzione locale ha mai chiesto un evento espositivo nonostante il clamore mediatico continuo sulle grotte, solo ora formalmente richiesto dal Comune di Otranto ed autorizzato dalla Soprintendenza, per arrivare ai monumenti della preistoria salentina, ai Messapi ancora sconosciuti ai più e alla preziose testimonianze romane e medievali. Patrimonio ricchissimo, praticamente precluso e quasi mai visto dalle cittadinanze di Lecce e provincia se non per qualche meritevole iniziativa del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università e della Scuola di Archeologia.
E se ormai il treno per un Museo Nazionale è perso da tempo si potrebbe ancora rincorrere un accordo tra istituzioni locali, MIBACT e Soprintendenza per esporre in città (i contenitori non mancano, ma potrebbe essere lo stesso Museo Provinciale), sotto forma di eventi temporanei, quell’immenso patrimonio archeologico salentino conservato nei depositi della Soprintendenza e mai visto dai leccesi.
Ma Lecce avrebbe dovuto avere anche un grande museo della cartapesta (cartapesta che finanche Matera ha recuperato nella Casa di Ortega pur non essendo l’artigianato tipico di quella città) e un museo della Scienza recuperando scienziati (G. Candido, C. De Giorgi, L. Salomi, P. E. Stasi ecc.) e gabinetti scientifici della Lecce di fine ‘800-inizi ‘900, che hanno reso famosa la città in quegli anni. Basti pensare al sistema di orologi sincroni creati dal Candido nel 1874 e che ebbero eco finanche sulla stampa parigina, che sottolineava il progresso di una piccola città del sud Italia mentre Parigi era priva di simili meraviglie.
E perché oggi tra le tante cose che si potrebbero fare non ripristinare quel sistema di orologi? L’orologio, un tempo posizionato sul Sedile, che ha fatto la storia della Città, ora pare occultato alla vista dal banco dell’info-point situato all’interno dello stesso Sedile, ormai ridotto ad un inutile marchingegno depositato lì quasi per caso.
Del clima scientifico leccese di un secolo fa non c’è quasi ricordo al pari dei tanti gabinetti scientifici, tra cui quello dell’Istituto O. G. Costa chiuso da decenni e sommerso dalla polvere, che fa il suo lavoro senza sosta.
E questo sinceramente dispiace perché le potenzialità della città sono enormi: a Lecce come a Matera.
Anche per il centro storico un attento esame della situazione potrebbe migliorare di molto l’immagine della città, con piccoli interventi e attenzioni. Bastano pochi esempi: la facciata di San Sebastiano deturpata dall’armadio della telecom o enel che sia e da segnali stradali; alle spalle del Duomo e a lato di tante chiese importanti o dello stesso Palazzo Carafa sono cassonetti e pavimento stradale incrostato da sudiciume; a lato della Chiesa di S. Giovanni Battista i bidoni dell’immondizia sono posizionati davanti al cartello informativo impedendone la lettura e costringendo i turisti a spostare i bidoni; Via Libertini, ma non solo, desidererebbe essere più pulita. Non ci vuole molto per porre rimedio a simili cose.
Un’ultima cosa per capire cosa può essere importante per il titolo di capitale culturale. Riga, capitale della Lettonia, è capitale europea della cultura 2014. Da internet si scopre che Riga, dopo l’uscita dal blocco sovietico, ha fatto un bel po’ di strada: il centro storico art nouveau è patrimonio dell’Unesco dal 1997, ha oltre 15 musei e altrettanti teatri, tutti in forte crescita al pari del turismo. Forse dovremmo guardare più spesso al di là dei confini di questa città (basterebbe fino a Matera).
Salvatore Bianco – Responsabile dell’Ufficio di Lecce della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia, già Direttore del Museo Archeologico Nazionale della Siritide in Basilicata.
Il 6 Gennaio 2015 l’emozione della neve e del Presepe vivente a Matera (foto cortesia Ing. Salvatore Salerno), mentre arriva la notizia “ufficiale” che nessuno dei giurati europei ha votato per Lecce !!! NO COMMENT !!!
Mostra dei presepi artistici dello scultore lucano Pier Francesco Mastroberti, su iniziativa del benemerito Circolo Culturale “La Scaletta”, presso il complesso rupestre “Madonna delle Virtù”, nei Sassi di Matera (ringrazio per la segnalazione l’amico Dott. Salvatore Bianco).
Le immagini che seguono, dovute per gli esterni al sito ufficiale di “Casa Cava” e le altre tre alla cara amica Alexia Giannone, offrono uno scenario fantastico di una cava di pietra tenera nei Sassi di Matera, recuperata in maniera architettonicamente perfetta e diventata uno spettacolare auditorium.
Ed ora una serie di immagini riprese Domenica 3 Maggio 2015.
Foto copyright Ing. Gianni Carluccio.
Ritorno, dopo 11 anni, nella dolce e cara Matera, in una giornata dalle forti emozioni e dai ricordi indimenticabili !
In questa importante immagine, dall’interno del Parco della Murgia Materana (copyright Ing. Gianni Carluccio), si notano, da sin.: il Massiccio del Pollino (con le tre vette che superano i 2.000 m s.l.m.: Dolcedorme, Pollino e Serra del Prete), al centro il Monte Sirino (2.005 m) e sulla destra Matera con il suo Castello, che si trova nella parte più alta. Il massiccio del Pollino dista poco più di 90 km mentre il Monte Sirino poco meno di 90 km.
* Le 90 foto che seguono, scattate il 31 maggio 2015, in occasione di un’altra bella visita a Matera, sono state selezionate tra le 900 fatte durante quella giornata.
** Dedico queste immagini a Valeria Mantarano e Claudia Lenoci, del “Cave – Heritage – Arte Cultura e Turismo” di Matera, che hanno voluto dare lustro a questo mio lavoro con un loro prezioso commento. Presso la loro struttura, all’interno della Chiesa Madonna delle Virtù, ho acquistato il fondamentale Volume dell’Architetto Urbanista Lorenzo Rota, presentato magistralmente dal Prof. Armando Sichenze, Presidente del Comitato Ordinatore della nuova Facoltà di Architettura di Matera.
Questo è invece un altro prestigioso volume di grande formato presente nella mia biblioteca: Franco Dell’Aquila e Aldo Messina, “Le Chiese rupestri di Puglia e Basilicata”, fotografia di Nicola Amato & Sergio Leonardi, presentazione di Cosimo Damiano Fonseca, con un contributo di Marina Falla Castelfranchi, Mario Adda Editore, Bari 1998, 280 pp.
Nella notte tra il 14 ed il 15 Giugno 2015 è stato eletto Sindaco di Matera l’Avv. Raffaello De Ruggieri, Benemerito dei Beni Culturali e ‘anima’ del Circolo Culturale “La Scaletta” e della Fondazione Zétema: le più importanti Istituzioni Culturali della Città dei Sassi. Il suo curriculum è di alto profilo culturale ed a lui, amico del compianto ed indimenticabile Prof. Dinu Adamesteanu, che mi onorava della sua amicizia, giungano gli auguri più sinceri da Lecce (G.C.).
Foto ricordo della prima specializzanda, Dott.ssa Ida Blattmann D’Amelj, presso la Scuola di Specializzazione in Archeologia Medievale dell’Università di Lecce (oggi intitolata al compianto Prof. Dinu Adamesteanu) con i Proff. Dinu Adamesteanu, Cosimo Damiano Fonseca, Domenico Novembre e l’Ing. Gianni Carluccio. Foto copyright Ing. Gianni Carluccio, Lecce, 4.8.1986.
* La prima sezione di questo contributo comprende 56 immagini, seguono 135 immagini riprese il 3.5.2015 ed altre 95 del 31.5.2015 per un totale di 286 immagini (G.C.).
* Mercoledì 23 Settembre 2015, presso il Castello Carlo V di Lecce, ho avuto il piacere di conoscere l’Avv. Raffaello De Ruggieri, Sindaco di Matera, che mi è stato presentato dal comune amico, Dott. Salvatore Bianco, Ispettore della Soprintendenza Archeologica della Basilicata e della Puglia e già Direttore del Museo di Policoro. L’incontro è stato molto cordiale, al Sindaco di Matera ho illustrato il mio sito internet con l’art. su Matera e portato i saluti dell’amica leccese Alexia, che studia Architettura a Matera.
COMMENTI
francesco redi il 28 ottobre 2014 alle 18:20 scrive:
Complimenti per l’articolo Gianni
G. Carluccio il 28 ottobre 2014 alle 19:37 scrive:
Grazie Francesco,
da dove mi scrivi?
Ciao, Gianni
Alexia il 28 ottobre 2014 alle 22:04 scrive:
Ogni volta che vengo a vedere il suo sito c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire, qualcosa per cui vale la pena leggere e osservare, qualcosa che parte dal passato e guarda al presente, qualcosa di grande come è lei Ingegnere. Anche se è da poco anzi pochissimo che mi trovo qui a Matera, devo dire che in poche slide è riuscito a raccontare una realtà di Matera che lei ha visto di persona ma che io ancora devo scoprire, e che grazie a lei posso in qualunque momento consultare. Per quanto il mio sapere possa essere limitato rispetto al suo, so che non è facile riuscire a sintetizzare un passato che fa parlare da sempre, ma lei come sempre ce l’ha fatta, e per questo le faccio i miei Complimenti! Sono molto felice che abbia dedicato il sito a me, grazie per questo, ma lo sono ancora di più perché se Matera è diventata Capitale Europea della Cultura per il 2019 in qualche modo lo merita, e lei lo ha dimostrato! Grazie!
Un abbraccio e da questo momento in poi le prometto che commenterò più spesso!
Alexia!!!
G. Carluccio il 28 ottobre 2014 alle 22:16 scrive:
Cara Alexia,
ci tenevo al tuo commento. E’ arrivato, è bellissimo e ti ringrazio tanto.
Un abbraccio,
Gianni
Alexia il 14 maggio 2015 alle 22:03 scrive:
Dire ‘complimenti ‘ ormai è diventata una cosa scontata. Le sue foto sono delle cartoline di viaggio, sono davvero bellissime e riescono a racchiudere le sensazioni che un luogo può suscitare. Mi fa piacere che dopo tanto tempo sia tornato a visitare la sua cara Matera, spero solo che la prossima volta faccia una visita anche a me per raccontarmi qualche aneddoto che ancora non conosco! La stimo molto per tutto quello che riesce a fare e per l’entusiasmo che ci mette! Grazie ancora per la dedica!
Alexia.
G. Carluccio il 14 maggio 2015 alle 23:23 scrive:
Cara Alexia,
sono appena rientrato a Lecce da Altamura, altra bella realtà… tra mura peucete, splendida Cattedrale federiciana, Teatro Mercadante e falchi grillai…
Stavo per fare un salto a Matera, ma non c’è stato molto tempo.
Ti ringrazio per il bel commento e appena posso ti invio una foto bellissima di un falco grillaio.
Sono felice anch’io per il lavoro fatto su Matera e soprattutto perché, proprio stamattina, con l’aiuto del mio amico Prof. Aldo Siciliano, ho definitivamente ‘riordinato’ la memoria su quel primo incontro con la dolce, meravigliosa Matera.
Un abbraccio e buona notte dal tuo amico Ing.
Gianni Carluccio
Coop. Cave Heritage – Arte Cultura e Turismo il 31 maggio 2015 alle 17:53 scrive:
Complimenti per l’entusiasmo profuso. Queste foto sono evocative e raccontano frammenti della storia della nostra città in modo critico e attento .
Grazie per averci fatto visita e per averci parlato della sua esperienza con passione e coinvolgimento.
Valeria Mantarano e Claudia Lenoci
(Cave Heritage – Arte Cultura e Turismo | Matera)
G. Carluccio il 1 giugno 2015 alle 13:26 scrive:
Carissime,
sono io che ringrazio voi per questo bel commento. Appena rientro a Lecce pubblicheró qualche altra foto delle 800 fatte ieri… Il libro acquistato presso di voi, Matera storia di una città, di Lorenzo Rota è favoloso e vi ringrazio x avermelo consigliato. Non vedo l’ora di vedere anche il vostro dvd, Matera Civitas Mariae. Un abbraccio, Gianni Carluccio
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